Pesaro: in 10 anni, 50 contratti dalla stessa ditta. «Stabilizzata»
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Pesaro: in 10 anni, 50 contratti dalla stessa ditta. Battaglia vinta in tribunale, Uil Marche: «Stabilizzata»

Lotta al precariato finisce in Appello con la ditta condannata ad assumerla. «Riconosciute le ragioni della lavoratrice precaria»

Claudia Mazzucchelli
Claudia Mazzucchelli

PESARO – In 10 anni di lavoro sempre per la stessa ditta era passata di contratto in contratto, tutti a tempo determinato, per oltre 50 proroghe. Ben 35 addirittura gli erano stati fatti firmare solo negli ultimi 5 anni.

Una storia di ordinario precariato che arriva dalla provincia di Pesaro e ha come protagonista un’operaia italiana di 43 anni che ora, sostenuta dagli avvocati della Uil Marche, è riuscita finalmente a ottenere la stabilizzazione, oltre a un risarcimento pari a 10 mensilità dell’ultima retribuzione.

L’operaia era entrata per la prima volta nel 2004 in un’impresa metalmeccanica ma presto le riassunzioni a tempo determinato erano diventate una consuetudine. Ad avvalorare questo status, anche l’accordo sindacale aziendale, non firmato dalla Uilm.

«Purtroppo ci sono imprenditori che pensano al lavoratore come a un moderno schiavo – secondo Paolo Rossini, segretario generale della Uilm di Pesaro Urbino – e quindi si disinteressano completamente dei contratti a tempo indeterminato puntando su una precarietà che si protrae all’infinito e genera solo lavoratori remissivi e sotto continuo ricatto».

Sia il Tribunale del Lavoro di Pesaro, sia la Corte d’Appello di Ancona hanno riconosciuto le ragioni della lavoratrice, assistita dall’avvocato Alessandra Khadem, dell’ufficio legale della Uil Marche, e condannato l’azienda alla stabilizzazione oltre che al riconoscimento delle spese di lite di entrambi i gradi. La sentenza in Appello dello scorso 15 maggio fa seguito al giudizio di primo grado del maggio 2024. «Una bella vittoria che conferma la necessità di sostenere i lavoratori nel vedersi riconosciuti diritti che altrimenti resterebbero solo sulla carta– sottolinea Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche – La Uil è al fianco delle persone e attraverso il lavoro sinergico dei sindacalisti e del proprio ufficio legale ha subito individuato l’illegittimità di questi rapporti di lavoro e tutelato la lavoratrice». Secondo i giudici le ragioni addotte, come ad esempio, l’andamento altalenante degli ordinativi, non rappresentavano circostanze eccezionali tali da giustificare il ricorso a un numero così eccessivo di contratti a tempo determinato.

«Esprimo una grande soddisfazione professionale e anche umana – le parole dell’avvocato Khadem – Da un lato infatti è stata pienamente accolta la tesi legale sostenuta: i contratti di prossimità, su cui si sono basate le reiterate assunzioni a tempo determinato, sono stati dichiarati nulli perché violavano la direttiva europea in materia di precariato. Dall’altra aver tutelato i diritti di una lavoratrice madre, che ha avuto il coraggio di agire in giudizio per rivendicare i propri diritti è una grande soddisfazione».