CUPRAMONTANA – Ha iniziato a suonare all’età di 9 anni, spinto da quel padre e quello zio che vedevano in lui potenziale. Oggi Giacomo Dottori, nome d’arte Jack Nur, conferma che quell’intuizione è stata illuminante poiché la sua vita, sebbene ancora acerba, è fatta di tante esperienze in musica e che verso i molti universi musicali si proietta.
Classe 2006, originario di Cupramontana, Giacomo frequenta il liceo classico Vittorio Emanuele II di Jesi. Un percorso iniziato al Conservatorio Rossini di Pesaro e due diplomi conseguiti alle Umbria Jazz Clinics. Cantante, cantautore, produttore e artista: sono tanti i volti di Jack Nur. Lo abbiamo incontrato a una settimana dall’uscita del suo primo album “Senhal”.
Jack Nur, il suo nome d’arte: che significa?
«Beh, Jack è sempre stato il mio soprannome, traduzione inglese di Giacomo. Nur, il mio secondo nome, che in arabo significa “luce”».
Ha appena concluso l’anno scolastico e lo attende la maturità. Poi? Sogni?
«In realtà non lo so – ammette – un sogno sulla linea della fine del liceo non c’è. Zero ambizioni per ora, ma molta angoscia per il futuro. Mi piace scrivere, è una delle poche cose che faccio bene. Dopo la maturità mi iscriverò all’Università, forse lettere o filosofia, non so ancora. Studierò perché mi piace la materia e intanto magari mi schiarisco le idee».
A 19 anni non è ammesso non avere sogni.
«I sogni sono diversi dai progetti. Sogni non saprei, progetti tanti e tutti nel campo della musica. Vorrei continuare a suonare, scrivere e comporre. Certamente vorrei fare un secondo disco, qualche pezzo nuovo c’è già. Mi sto buttando sulla produzione di altri e sui featuring, in effetti mi piacerebbe un cd di collaborazioni. E mi sto concentrando tanto sui live, lì do il meglio…».
Partiamo allora proprio da questa grande passione. Come nasce?
«Ho iniziato a suonare da piccolo perché zio e mio padre mi hanno insegnato e spinto in modo positivo, hanno intravisto del talento. Mi hanno iscritto alla Scuola Musicale Pergolesi di Jesi, dove ho studiato canto, pianoforte classico e jazz poi al Conservatorio Rossini ma quello l’ho smesso…».
Come mai?
«Ho lasciato un mese fa, perché non era il mio ambiente. Il mio ambiente è più libero, creativo e con un altro tipo di approccio alla musica, certamente meno didattico. Andrò avanti da solo. Infatti mi sono approcciato da solo allo studio della chitarra e basso».

Quali influenze hanno contaminato la sua musica?
«Sono stato influenzato dal cantautorato americano e dalla scena indie e rap milanese. Nella mia musica convivono sia un retaggio Indie-Rock che la musica hip-pop».
Quando la passione è diventata un progetto musicale concreto?
«Nel 2018 ho iniziato a comporre dei beat e delle colonne sonore elettroniche per alcuni progetti, anche della mia scuola. Nel 2020 ho realizzato il mio primo live come Jack Nur aprendo un piccolo festival di musica indipendente. Nel 2023 è uscito il mio primo singolo dal titolo “Giochi proibiti” che l’etichetta Musica Distesa. A marzo 2024 è uscito il mio secondo singolo “Spaiato” e a novembre uscirà il mio singolo “Rose del deserto” sempre per la stessa etichetta discografica».
In queste canzoni lei è cantautore e arrangiatore?
«Faccio tutto… essendo un polistrumentista, sebbene abbia iniziato suonando il pianoforte, riesco a suonare, comporre testi e musiche, arrangiarle e comporle».
Una settimana fa è uscito il primo disco…
«Sì, ne sono molto orgoglioso. Il disco, dal titolo “Senhal”, autoprodotto, che in bretone antico, significa “nome segreto”. E’ composto da 14 canzoni di cui due, sono singoli usciti nel 2024, “Spaiato” e “Rose del deserto”. Fare un disco era il mio sogno da quando ho iniziato, l’input vero è arrivato nel 2024 con l’uscita del singolo “Spaiato”, a marzo, che ha avuto un riscontro artistico oltre che dal pubblico. Ho potuto conoscere un grande produttore (uno dei 3 grandi in Italia, ma non faccio il nome per correttezza) che dopo aver ascoltato i miei brani mi ha chiesto di scriverne altri. Secondo lui c’era del buono e questo mi ha spinto a continuare a scrivere. Poi la scorsa estate, in preda a una depressione, ho tradotto in musica tutto quello che sentivo e che avevo accumulato: frammenti di testi, musiche, appunti sull’Iphone, melodie e ho composto altri 10 brani che poi formano il disco».
Come lo definirebbe nel panorama dei generi musicali?
«Il disco è un melting pot di generi. Ascolto tutto, ho suonato e lavorato con artisti che fanno generi completamente diversi, dalla classica al jazz e trap. Ecco, il disco è contaminato dai generi, è sperimentale, ci sono brani folk chitarra e voce, indie, cantautorato, jazz…».
Ha detto che il suo meglio è nei live..
«I live sono il modo migliore per far conoscere la propria musica. Lo scorso anno ho portato la mia musica alla rassegna “Carne Fresca2″, ideata da Manuel Agnelli e Giovanni Succi, nel locale Germi a Milano e nel 2022/2023 ho suonato come pianista a Umbria Jazz nei concerti del Berklee College di Boston, dove studiavo a Perugia. Ho in programma due concerti a Jesi e a Cupramontana, poi il 21 luglio alla Notte del Verdicchio di Cupramontana e il 25 luglio a Servigliano aprirò il concerto degli Afterhours».
